LA STORIA
Il calcio fa la sua prima comparsa a Catania nei
primissimi anni del '900 grazie all'opera di
divulgazione svolta dagli equipaggi delle navi
inglesi di passaggio. I primi incontri si
improvvisarono nel piazzale del Giardino
Bellini.
La prima squadra di calcio di Catania fu la Pro
Patria, fondata nel 1908 per volere del mitico
Tano Ventimiglia, mecenate dell'epoca, ed ebbe
come suo primo presidente il cavaliere Francesco
d'Aldobrando che varò una bella squadra:
Vassallo, Gismondi, Bianchi, Messina, Slaiter,
Caccamo, Gregorio, Binning, Corazza, Ventimiglia
(cap.), Pappalardo.
La prima partita ufficiale si svolse il 30
Giugno 1909 contro la rappresentativa militare
della corazzata Regina Margherita e fu
un'entusiasmante 1-1.
Alla seconda uscita contro gli inglesi del
Brayser fu invece una secca sconfitta per 7-0 e
gli entusiasmi si smorzarono.Nel 1909 fa la sua
comparsa una seconda società, lo Sport Club
Trinacria.
Nel 1910 la Pro Patria assume la nuova
denominazione di Unione Sportiva Catanese.
L'attività rimane episodica e si esaurisce del
tutto
all'approssimarsi della Prima Guerra Mondiale.
DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE IL CATANIA
PARTECIPA AI PRIMI CAMPIONATI FEDERALI: IN 5
ANNI E' GIA' SERIE B.
Nel 1920 la società si ricostituisce e svolge
attività locale, affiancata dallo Sport Club
Trinacria e dalla neonata Juventus che la
assorbirà divenendo presto l'antagonista
cittadina.
Il primo derby stracittadino disputato alla
Villa Bellini il 2 febbraio 1924 finisce a
sorpresa 2-0 in favore della giovane Juventus.
La prima squadra a disputare un campionato a
livello nazionale è la Società Sportiva Catania,
iscritta per il campionato 1929-30 in II
Divisione (paragonabile all'attuale serie C2).
La squadra assume presto il nome di Associazione
Fascista Calcio Catania, il primo salto di
categoria arriva nel campionato 1930-31, con la
promozione in I Divisione. La scalata prosegue:
soltanto tre anni di attesa e giunge la prima
promozione in serie B, con il primo posto del
girone nel 1933-34. In quella squadra militava
il grande Amedeo Biavati.
IL PRIMO CAMPIONATO IN SERIE B E' STRABILIANTE E
SI "RISCHIA" DI ANDARE IN SERIE A. POI IL
CROLLO.
Era un momento magico perché anche in serie B la
squadra andava a gonfie vele tanto da arrivare
alla fine del campionato 1934-35 a giocarsi la
promozione in casa, al campo dell'Esposizione,
contro il Genoa. Si sussurra che l'allora
presidente Vespasiano Trigona duca di
Misterbianco, indebitatosi oltremodo, avesse
persuaso alcuni suoi giocatori a non vincere la
partita. Finì con un 2-2 alquanto sospetto
(visto che il Catania vinceva per 2-0) e non se
ne fece nulla, il Catania si piazzò quarto.
Come spesso accade nel calcio, da un mancato
trionfo ad una disfatta il passo è molto breve.
L'anno successivo, 1935-36 fu un 8°posto
onorevole, ma il campionato 1936-37 fu davvero
sconcertante per il 12° posto e la retrocessione
avvenuta dopo una lunga coda di spareggi in cui
accadde anche di perdere a Messina per 4-3 dopo
essere stati in vantaggio 1-3. L'ombra di una
probabile combine anche qui è pesante. L'anno
dopo, 1937-38 in serie C girone H il Catania si
piazzò 4°, e l'anno successivo seppe imporsi
vincendo il girone H e ritornando in serie B, ma
purtroppo è solo un fuoco di paglia.
Nel campionato 1942-43 che chiuse al 1° posto,
per la promozione in B occorreva spareggiare con
la Ternana, e il Catania seppe imporre l'1-1 a
Terni e attendeva il sigillo finale sul suo
campo, quando, inaspettata e temuta, irrompe la
seconda guerra mondiale e si smobilita. In
questo campionato il Catania annoverava tra le
sue file giocatori come: Caruso, Costanzo, Mineo,
Ferrante, Gentile, Marini, Riceputo, Bettini,
Tesi, Rotta, Carbone, Marcoccio, Colaussi,
Martinez, Pinto, Rizzo, Romano e Scuderi. Gli
avversari del Catania furono l'Agrigento, l'Enna,
la Nissena, il Siracusa, il Trapani ed i Vigili
del fuoco di Palermo.
DOPO GLI STENTI DELLA GUERRA IL CALCIO A
CATANIA E' ALL'ANNO ZERO.
Si ricomincia da zero. La guerra ha spazzato via
le vecchie società: adesso a Catania esiste la
Virtus del presidente Santi Manganaro, la U.S.
Catanese e l'Elefante. Quest'ultima viene
assorbita dalla U.S. Catanese; nel 1944-45 la
U.S. Catanese disputa un torneo regionale.
L'anno successivo, nel 1945-46 riprende
l'attività federale, e a Catania spetterebbe il
titolo di serie B, ma c'era un debito da saldare
con la Lega. Sebbene non fosse una grande cifra,
nessuno si fece avanti e Catania perse il titolo
e il patrimonio giocatori di prim'ordine. Virtus
e U.S. Catanese partirono dal girone F di serie
C Centro-Sud senza brillare, anzi conclusero
all'ultimo e penultimo posto. Avevamo toccato il
fondo.
1946 NASCE IL CLUB CALCIO CATANIA.
Con presidente Santi Passanisi Manganaro, il
vicepresidente era Giuseppe Lorenti mentre
l'allenatore fu prima Achille Piccini e poi
Bergia. La squadra, dopo un primo campionato
abbastanza anonimo e un sesto posto in Serie C
girone T Lega Sud, partì abbastanza bene nel
torneo del 1947-48 (Girone D Lega Sud): quattro
vittorie iniziali, poi sconfitta interna col
Marsala. Quell'anno si dovette fronteggiare la
concorrenza agguerrita della Reggina.
Nel 1948-49 con Degni allenatore, il presidente
Manganaro allestì una squadra con: Rega, Messora,
Molon, Zucchelli, Ardesi, Cervati, Tesi, Bossi,
Gaggiotti, Nicolosi, Perrone, Porcelli e Vornoli.
La squadra ottenne la promozione in B grazie a
degli eventi straordinari. Gli avversari più
temibili furono la Reggina, il Benevento, il
Messina e soprattutto l'Avellino con cui fecimo
i conti alla fine. Infatti, il Catania arrivò
primo a pari punti (45) con l'Avellino, era
necessario uno spareggio (che si giocò a
Milano). Il Catania in quel confronto uscì
sconfitto, ma la società rossazzurra presentò
ricorso per caso di coruzzione nei confronti
dell'Avellino. In quell'occasione il presidente
pro-tempore Fazio, pronunciò alla radio una
frase che rimase nella storia: "Abbiamo perso
sul campo, ma vinceremo a tavolino. Viva S.Agata".
Dopo vari giudizi si arrivò a quelli della CAF e
della Commissione di appello federale che
pronunciarono in maniera inappellabile che
l'Avellino era colpevole di corruzione nei
confronti dello Stabia e quindi fu condannato
alla retrocessione. Siamo al campionato 1949-50,
un anno deludente, valzer di allenatori,
discutibili rinforzi novembrini non permisero di
andare oltre un dodicesimo posto, nonostante
quella formazione avesse buoni giocatori come
Piram , anziano terzino con la fascia di
capitano, i poderosi difensori Messora e
Zucchelli, i forti mediani Brondi e Faustino
Ardesi, e Nicola Fusco, fine suggeritore. C'era
anche un catanese, il giovane terzino Molon , e
in prima linea Romani , un'ala di tutto
rispetto, e il veloce Vornoli.
Nel 1951 arriva alla presidenza il romano Arturo
Michisanti, che si fece avanti per rilevare il
Catania e lanciarlo decisamente verse la serie
A. La campagna acquisti fu condotta
egregiamente, arrivarono l'ala Bartolini, il
laterale Enzo Bearzot, futuro c.t. della
Nazionale, la mezzala Rondon, l'ala Toncelli
affiancata al geniale italo-tedesco Guido Klein..
Era il campionato 1950-51, quel Catania arrivò
quarto, primo piazzamento di prestigio in B;
quarto dietro la Roma, il Brescia, il Messina.
Michisanti ci ritentò l'anno dopo, campionato
1951-52: acquistò il centravanti Micheloni, e
l'elegante stopper Santamaria. Affidata a Baldi,
la squadra si fece valere, offrì un gran finale
vincendo tralaltro a Siracusa proprio con una
rete di Micheloni e lottò strenuamente in un
testa a testa col Legnano per il secondo posto.
L'ultima di campionato si giunse alla partita
conclusiva: il Catania doveva giocarla a Padova,
e gli servivano i due punti per restare
apparigliato ai lombardi, ma incappò in una
giornata storta e perse 1-0. Ma il Catania
presentò reclamo per una bottiglietta lanciata
dalla tribuna che aveva colpito in testa e messo
a terra uno dei guardalinee. Fu provvidenziale,
infatti la Lega considerò irregolare la partita,
la diede vinta al Catania per 2 a 0, il che
significava spareggio per la serie A. Ma la
Commissione d'appello federale (Caf), capovolse
a sua volta il verdetto, ristabilendo il
risultato in campo: Legnano promosso. Non
finisce qui, Michisanti non si diede per vinto:
fa attaccare la Caf, ottiene che il Consiglio
Federale la sciolga e ne nomini un'altra.
Ripreso in esame il caso, il verdetto fu
nuovamente rovesciato: i due punti al Catania,
si va necessariamente allo spareggio, fissato a
Firenze, il 28 luglio. Ancora uno spareggio, e
ancora una volta con esito negativo, finì
infatti con una disfatta davanti a migliaia di
catanesi: un 1-4 davvero scioccante, con Soldan
in porta.La
disfatta segnò una crisi dirigenziale:
intervenne il Comune con un mutuo, e il Catania
potè ripartire, con la triade Rizzo (nuovo
presidente), Galli e D'Amico. Nel 1953-54 la
squadra fu affidata all'allenatore Piero
Andreoli, che trattiene il forte mediano Bearzot,
arrivano alcuni ingaggi preziosi tra cui il
giovane portiere Seveso, il jolly Pirola, l'ala
Bassetti e soprattutto Antonio Manenti, una
mezzala che va anche a rete. Con questi innesti
il Catania vola presto in alto sollevando
entusiasmi che pa revano dimenticati, vincendo a
Messina con un gol di Bassetti, al Cibali non ha
rivali: finisce al primo posto. Promozione in
serie A. Le immagini di quel trionfo sono dei
cimeli da cineteca: il treno che riporta a casa
i giocatori da Como (era il 30 Maggio 1954 ed il
Catania aveva perso per 1-0 contro il Marzotto,
ma già era matematicamente promosso in serie A
con 43 punti) si ferma a Giarre: tutti giù, si
forma un corteo festante di auto che porta (in
circa 4 ore) dirigenti, giocatori e tecnico al
Municipio, dove il gruppo viene accolto al suono
trionfale della marcia dell'Aida. Il
capocannoniere fu Manenti con 15 gol, un interno
davvero formidabile.E il miracolo continua
l'anno successivo, in A, campionato 1954-55,
arrivarono il portiere Bardelli , il mediano
danese Karl Hansen, il centravant Ghiandi, l'ala
tedesca Spikofsk. Il primo campionato in A della
squadra rossazzurra fu positivo, la squadra era
ben equilibrata, mantenne una buona andatura e
si prese le sue soddisfazioni: cinque gol
rifilati all'Udinese, col centravanti Ghiandi e
Spikofski in viva luce; i pareggi con l'Inter e
col Bologna, il 2 a 0 inflitto alla Juventus con
le reti del danese Karl Hansen e di Bassetti. Si
finì al dodicesimo posto, alla pari con Lazio e
Triestina. Ma, ai primi calori dell'estate, ecco
che scoppia la bomba. La squadra rossazzurra
venne coinvolta in una brutta storia di arbitri
che "pilotavano" partite, si parlò del "caso
Scaramella" l'arbitro romano che si sarebbe
fatto corrompere dalla società etnea per
agevolarla con un assegno da 500.000 lire. Alla
fine il Catania e l'Udinese furono retrocessi
all'ultimo posto, per la società rossazzurra con
specifico riferimento alle partite col Genoa
(2-0) e l'Atalanta (1- 0). Il bel sogno, per il
momento, era finito.
La società rossazzurra, assorbito il colpo, si
riorganizzava, e nel 1955-56, passava in mano al
trio Pesce-Orlando-Giuffrida tutti facoltosi
commercianti, uomini d'affari catanesi; veniva
anche preservata gran parte della squadra che
s'era battuta in Serie A. Era rimasto anche
Andreoli, che dopo pochi mesi veniva esonerato e
sostituito con Matteo Poggi; purtroppo, in un
campionato a fasi alterne non si andava più in
là di un quinto posto che ormai non appagava
troppo la tifoseria.
La grande rivincita fu sfiorata l'anno
successivo, campionato 1956-57; nella dirigenza
al posto di Orlando subentrò Di Stefano e grazie
ad un'oculata campagna acquisti condotta da
Carbone e Giuffrida portò a un ampio
rinnovamento, con la cessione del portierone
Bardelli alla Sampdoria e l'arrivo di un'intera
colonia dall'Inter, di cui facevano parte due
giocatori di pregio, la mezzala Celio e la
scattante ala Bicicli; dalla Sampdoria erano
arrivati il terzino Colangeli e l'elegante
centravanti Uzzecchini. In difesa, c'erano
giocatori solidi come Origgi, Toros e il mastino
Grani. La squadra fu affidata all'allenatore
Poggi. Finale in volata, tanto per cambiare,
l'ultima domenica di campionato quando il
Catania giocava a Modena (e bastava un pareggio
per disputare lo spareggio tra i secondi con
Brescia e Alessandria che, invece, poi se lo
giocarono in un confronto diretto, mentre con
una vittoria sarebbe stato promosso col Verona),
ma scorrono i minuti si notò che il Catania era
fiacco, non determinato e il gol non arrivò mai;
anzi : finì con una rete dell'ala modenese
Scarascia che piazzò un tiraccio da lontano,
battendo il portiere Menozzi.
Nel 1957-58 rimase presidente il dott. Agatino
Pesce e alla guida tecnica Poggi, ma la campagna
acquisti risultò inadeguata, infatti, se ne andò
il brillante centravanti Uzzecchini e il
rendimento fu altalenante. Scontenta di Poggi,
che aveva portato a Catania alcuni giovani di
scuola sampdoriana, fra cui la piccola
inesauribile mezzala Caceffo, la dirigenza lo
rimpiazzò prima con Carapellese (che già giocava
in rossazzurro con l'argentino Ricagni, ed era
al termine della carriera di calciatore), poi
con Cocò Nicolosi (bandiera del Catania, che
come allenatore non ebbe fortuna) ed infine con
il barese Capocasale. Comunque, il Catania non
andò oltre l'undicesimo posto, mediocre
risultato dopo tanti campionati di testa, da
Michisanti in poi.
Vista la situazione difficile, nel 1958-59
Michisanti si reinserii a capo della dirigenza e
chiamò un tecnico dalla Jugoslavia, Marianovic.
Solo che le possibilità economiche del
presidente non furono più le stesse; a tre
quarti del campionato la svolta: Michisanti
licenzia Marianovic, cui subentra l'allenatore
in seconda Carmelo Di Bella, un catanese
affermatosi nel Palermo, dove ha vissuto gli
anni migliori dopo aver mosso i primi passi in
maglia rossazzurra. Da tecnico, non ha
esperienza che di squadre e campi minori,
Marsala, Termini Imerese. Catania, abituata a
personaggi di un certo spessore, non fu
particolarmente soddisfatta di una tale
soluzione "casalinga" e Michisanti affidò la
panchina a Felice Borel, grande attaccante
juventino anni Trenta. Solo che le cose vanno
peggio che mai, dopo qualche settimana lo
rispediscono a casa. Situazione drammatica e a
fronteggiarla sorse un comitato Pro Salvezza
guidata dall'avvocato Silvestro Stazzone, che si
diede un gran daffare, tenne addirittura un
comizio affollatissimo in piazza Manganelli.
Partito senza gloria Borel continuò, nuovamente,
Di Bella con la sua umiltà e la sua grinta e con
qualche risultato al limite del "miracolo",
vincendo a Valdagno e a Prato, agguantò il
sedicesimo posto e la salvezza. Siamo nel
1960-61 inizia il periodo d'oro della squadra
rossazzurra (infatti, tale periodo vedrà la
squadra, da quì in avanti, impegnata in 6
campionati in serie A). Il primo anno si chiude
con un 8° posto, non male per una neopromossa.
Nel 1961-62 si finisce al decimo posto.
Nel 1962-63 si finisce all'undicesimo posto.
Nel 1963-64 si finisce all'ottavo posto.
Nel 1964-65 si finisce all'ottavo posto.
Nel 1965-66 si finisce male, infatti, è l'anno
della retrocessione in serie B; ricomincia il
calvario.
Nel 1966-67 sempre con Marcoccio presidente e
Ballacci allenatore il Catania si classificò al
terzo posto, sfiorando la promozione.
Nel 1967-68 Ballacci fu esonerato a metà
campionato e gli successe Valsecchi, che oltre
all'essere stato allenatore in seconda di Di
Bella lo aveva sostituito in A, per qualche
mese, quando era stato operato di ulcera.
Nel 1968-69 l'allenatore è Rubino, ma anche in
questa stagione la promozione è solo un sogno.
Nel 1969-70 nella dirigenza subentra Angelo
Massimino, con il Dott. Costa amministratore
delegato, Rubino allenatore, Aurelio Bongiovanni
allenatore in seconda, Giovanni Mineo segretario
tuttofare e Todo Calvanese allenatore dei
ragazzi (fu uno dei centravanti più prolifici
del Catania). La squadra rossazzurra era
arrivata all'ultima giornata dopo aver
pareggiato a Livorno e doveva giocare a Reggio
Calabria inseguendo il successo. Si vinse per
3-1 con i gol di Bonfanti (2 reti) e di Volpato,
anche se la Reggina ci aveva intimorito con il
vantaggio del terzino Pirola (per la nota un ex
rossazzurro). In quell'occassione il presidente
ebbe un collasso, ma nonostante ciò non
mancarono scene di entusiasmo a Reggio, sul
traghetto ed in città. La formazione della terza
promozione vedeva tra le fila rossazzurre: Rado,
Strucchi, Luciano Limena (scomparso
prematuramente), Cherubini, Buzzacchera,
Reggiani, Montanari, Vaiani, Bernardis, Zulich,
Mimmo Ventura (unico catanese), Gavazzi (omonimo
del giocatore che era nelle file rossazzurre
qualche anno prima), Cavazzoni, Pasqualotto,
Zimolo, Perani, Volpato, Trombini e Bonfanti.
Il 1970-71 è stato l'anno in cui si salutò la
serie A per molti anni. Al termine di quel
campionato iniziato male (con la sconfitta
casalinga con la Juventus in cui militava Pietro
Anastasi e Roberto Bettega, autore del gol
decisivo) e finito peggio con la retrocessione
in serie B.
Nel 1971-72 il Catania rigioca, quindi, in B
dopo la fugace apparizione in serie A e si
affidò per la conduzione tecnica al duo
Calvanese-Valsecchi che svolge la preparazione
precampionato; poi ci fu qualcosa che non andò
per il verso giusto, in quanto il rapporto tra
l'argentino e la società non era dei migliori,
perchè Calvanese si sentiva trascurato in quanto
capì che non godeva di molta fiducia. Ritornò,
allora, Di Bella con a fianco sempre Valsecchi.
Nel 1972-73 alla guida tecnica rimase Di Bella,
ma il Catania non brillò particolarmente.
Il campionato 1973-74 segna il periodo più buio
di quegli anni; infatti dopo una polemica sul
nome di Massimino, come presidente viene
nominato il dott. Coco il quale si affidò a
Guido Mazzetti per la conduzione tecnica. La
campagna acquisti non fu una delle migliori e
subito dopo la partita interna con il Perugia il
Catania decise di esonerare il tecnico Mazzetti
per affidarla a Memo Prenna, su suggerimento di
Marcoccio, ma il miracolo non viene compiuto ed
il Catania retrocede in serie C.
Nel 1974-75 torna nella dirigenza, a furor di
popolo, Angelo Massimino che promise di
riportare il Catania in serie B (n.d.r. promessa
mantenuta); ingaggiò due punte formidabili per
quei tempi di magra, cioè Ciceri e Spagnolo che
in due segnarono la bellezza di 36 gol.
Allenatore fu Egizio Rubino, ed il Catania in
quella stagione perse solo una sola partita con
il Messina e al termine fu promosso in serie B.
Nel 1975-76 viene richiamato alla guida tecnica
Mazzetti, dallo stesso Massimino, ma quel
campionato fu disputato dalla squdra senza
infamia e senza lode.
Nel 1976-77 alla guida tecnica ritorna Carmelo
Di Bella, ma si retrocede perdendo malamente
l'ultima partita a Brescia; si ritornò così in
serie C.
Il 1977-78 segna l'inizio della più lunga
permanenza in seire C per quegli anni; la
squadra venne affidata prima a Matteucci, ma le
cose andarono male e Massimino richiamò Mazzetti
(il quale era sempre pronto al richiamo di
Catania). La promozione agognata non arriva;
infatti il Catania che pur arrivò allo spareggio
con la Nocerina (erano a pari punti alla fine
della stagione) che si disputò a Catanzaro perse
quella partita e si parlò di tradimento di
alcuni giocatori.
Nel 1978-79 il Catania giocò in serie C1 per la
ristrutturazione dei campionati, che suddivisero
la terza seire in due categorie (le attuali C1 e
C2); arrivò Capelli, ma il Catania restò in
serie C1.
Nel 1979-80 Massimino riprende il rapporto con
Gennaro Rambone, con il quale la società
rossazzura aveva iniziato la preparazione nel
1974-75; ma il rapporto tra presidenti e
allenatore (visti i due caratterini) non sono
sempre "rose e fiori" e nel novembre '79 il
tecnico rassegnò le dimissioni. Al suo posto
arrivò De Petrillo che vinse la prima partita
contro il Siracusa e alla fine portò il Catania
in serie B (come nel 1974-75 si disse che il
merito fu di Rambone, ma questo voleva dire
togliere il merito agli allenatori che lo
sostituirono egregiamente). Nel 1980-81
Massimino vuole riconfermare De Petrillo, ma
questi è squalificato; il tecnico restò qualche
partita poi arrivò il solito Mazzetti e il
rapporto con De Petrillo si ruppe.
Nel 1981-82 Mazzetti venne riconfermato, ma
l'età non gli permise di sedere in panchina;
occorreva un allenatore ufficiale e questi fu
Michelotti. Fu una stagione difficile e buttata
al vento anche per il rapporto tra tecnico e
presidente.
Nel 1982-83 Massimino scova un giovane
allenatore napoletano, era Gianni Di Marzio, dai
buoni trascorsi che tra l'altro vantava una
promozione con il Catanzaro in serie A e qualche
esperienza nella massima serie. Fu la stagione
più bella di questi ultimi venti anni; fu
costruita una squadra per vincere e salire nella
massima serie [risultato acquisito dopo gli
splendidi spareggi disputati all'Olimpico con il
Como e la Cremonese (posso anche dire "io
c'ero", avevo solo 8 anni, ma è stata
un'esperienza indimenticabile). Dopo un
campionato altalenante si arrivò come detto ai
famosi spareggi contro il Como, finita 1-0 con
gol di Crialesi di testa, e contro la Cremonese
il 25 giugno 1983, finita per 0-0 (ricordo
ancora la richiesta del tempo di Sorrentino
all'arbitro, il pianto dello stesso portiere, il
giro di campo di Massimino portato in trionfo
sulle spalle dai giocatori e i traghetti sullo
stretto tutti colorati di rossazzuro fra
bandiere, sciarpe, cappelli, magliette e quant'altro),
ma visto che Como - Cremonese finì 0-0 il
Catania in quel minitorneo a tre ebbe più punti
degli avversari.
Nel 198-84 vennero acquistati due stranieri
Pedrinho e Luvanor per disputare la massima
serie (per la prima volta sul campo di
allenamento si vedevano le sagome per far
allenare Pedrinho a battere le punizioni a
girare). Fu un campionato che per il Catania
significò nuova retrocessione ed inizio di una
lunga serie di tormenti e campionato nelle più
basse serie.
Nel 1984-85 si disputa il campionato di Serie B,
ma si arriva solo quindicesimi. Non molto da
dire.
Stessa discorso nel 1985-86 quando in Serie B si
arriva stavolta tredicesimi. Anche qui un
campionato anonimo.
Nel 1986-87 la crisi, Massimino viene sostituito
da una cordata di politici ma arriviamo al
penultimo posto della Serie B e retrocediamo in
C1.
Nel 1987-88 in Serie C1, non andiamo oltre il
15° posto nel girone B; ci salvammo solo
vincendo lo spareggio con la Nocerina disputato
a Cosenza.
Nel 1988-89 visto la salvezza dell'anno precente
siamo ancora in Serie C1, ma i risultati non
cambiano infatti arriviamo decimi nel girone B.
Nel 1989-90 la Serie è sempre la stessa, cioè la
C1, sono come al solito i risultati che non
cambiano, infatti fu un 10° posto.
Nel 1990-91 continua il purgatorio della Serie
C1, ma come al solito in questi anni non si va
oltre '11° posto.
Nel 1991-92 la serie è sempre la C1, si migliora
un pò rispetto alle passate stagioni, ma ancora
non basta. Alla fine siamo al 6° posto.
E' il 1992-93 in Serie C1, ci classifichiamo
all'8° posto, ma il peggio deve ancora arrivare;
infatti tornato alla presidenza Massimino, che
dopo il 1986 aveva ceduto la squadra ad una
cordata politica, nell'estate 1993 il Catania
ingiustamente viene radiato per inadempienze
finanziarie,ma viene riammesso al campionato di
Eccellenza (non era quello che si aspettava
visto che anche i vari ricorsi dicevano che il
Catania doveva giocare in C1, ma così non fu).Si
ricominiò quindi dall'"inferno" nel 1993-94 dal
campionato di Eccellenza, e la squadra si
classifica al 3° posto nel girone A e fu,
quindi, ripescato nel C.N.D.
Nel 1994-95 nel campionato di C.N.D., il Catania
arrivò 1° nel girone I, e ci fu la promozione in
Serie C2. Finalmente si poteva dire che si
tornava tra i professionisti [anche se la città
ed il pubblico, circa 20.000 spettatori ogni
partita (un pubblico non da serie C2 o C1)].
Il purgatorio continuò nel 1995-96 sempre in
Serie C2, si arrivò alla fine del campionato
all'8° posto. Questo fu l'anno del grave lutto,
morì infatti sull'autostrada Catania-Palermo il
presidente Angelo Massimino.
Nel 1996-97 la squadra fu presa dalla moglie del
defunto presidente, Grazia Codiglione, ed in
Serie C2, si sfiorò la prozione; infatti la
squadra si piazzò al 4° posto, e disputò lo
spareggio Play-Off contro la Turris ma i
risultati furono 0-0 e 0-2 per la Turris. Il
Catania dovette restare ancora in C2.
Nel 1997-98 in Serie C2, si arrivò solo al 10°
posto; forse anche perchè si pensava che si
poteva vincere facilmente vista l'annata
precedente.
Arriviamo così al 1998-99 dove sempre in Serie
C2, il Catania costruisce una squadra di tutto
rispetto, ricordiamo fra tutti: Marziano e
Passiatore (che giocano anche quest'anno in
rossazzurro), ma anche Ciccio Bifera (oggi nelle
fila della Lodigiani), Brutto (nel Gela), Manca
(l'autore del gol vittoria al 93° minuto del
secondo tempo della partita Catania-Messina
disputata il 25 aprile 1999 a Catania; fu il
terremoto) e l'allenatore Pietro Cucchi.
Finalmente si esce dagli inferi.
Il 1999-2000 è un anno strano viene cambiata la
maggior parte della rosa, ritenuta troppo scarsa
per la serie C1, si cambia anche l'allenatore.
Arriva infatti Simonelli (un allenatore
INDECIFRABILE!), viene ceduto Bifera e si
acquista Iezzo (tuttora in rossazzurro), viene
acquistato e fatto giocare Zampagna (un
giocatore di movimento, verso casa sua), mentre
viene inspiegabilmente ceduto Brutto (autore di
splendide partite, quando giocava, anche se mal
servito dai compagni). Il campionato è comunque
di tutto rispetto alla fine arriviamo in una
posizione prossima ai play-off. Non importa
siamo ancora un altro anno in serie C1. Pronti
per il campionato di serie C1 2000-2001, la
squadra è stata rilevata dal patron Luciano
Gaucci (in molte cose ricorda il presidente
Massimino) e data in mano al figlio Riccardo.
Sono stati comprati ottimi giocatori (basta
vedere la rosa) ed è stato preso alla guida il
tecnico Ivo Iaconi (tecnico che ha
portato la Fermana in serie B due stagioni fa e
che l'anno scorso è stato vittima di una
retrocessione con la stessa squadra). Niente da
fare, raggiungiamo i play-off dopo un'estenuante
inseguimento e il cambio di due allenatori, che
ci fà arrivare all'incontro decisivo con i
"cugini" Messinesi spossati. L'andata si
concluse con il risultato di 1-1, in un Cibali
stracolmo. La gara di ritorno non ebbe storia
con la vittoria del Messina su calcio di rigore
e promozione per i peloritani in serie B. Grande
la delusione, ma pronti già al riscatto. Il
presidente Riccardo Gaucci il giorno dopo la
sconfitta si rimette al lavoro per costruire una
squadra vincente per il campionato a venire,
molti della vecchia guardia faranno le valigie.
In particolar modo quelli che secondo lui non
hanno mantenuto fede alla promessa di un impegno
totale verso i colori sociali. Speriamo bene. |