Il Monastero dei Benedettini
di Catania
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"Pur presentandosi incompiuto a nord della grande chiesa, il monastero di San Nicolò l’Arena, per la sua vastità è ritenuto secondo, in Europa, soltanto a quello portoghese di Mafra. Soprattutto nel ‘700 il suo immenso patrimonio, gli stretti legami con la nobiltà dalla quale provenivano la maggior parte dei suoi monaci, e un notevole prestigio culturale gli conferirono un ruolo di rilievo, non circoscritto al territorio catanese. Meta obbligata dei viaggiatori - che ricordano ammirati l’ospitalità, le raccolte d’arte e il fasto dei Benedettini - il monastero si presentava come una reggia sorta sulla vasta area appoggiata alle mura occidentali della città (senza porte lungo la cortina compresa tra i bastioni degli Infetti e del Tindaro) e condizionava la vita civile e religiosa di Catania, dominando oltre i confini del largo muro di cinta che lo serrava negli altri tre lati, esaltandone l’autonomia, l’indiscusso potere economico e il carattere di città nella città’, soprattutto in rapporto ai contigui quartieri popolari". Con queste parole di Vito Librando (Notizie storiche sul monastero di San Nicolò l’Arena, 1988) abbiamo voluto introdurre la nostra breve descrizione di questo sontuoso complesso monumentale che, dal 1977, è stato ceduto all’Università di Catania come sede della Facoltà di Lettere e Filosofia. Oggi, compatibilmente con le attività che si svolgono all’interno degli istituti universitari, è possibile visitarne una parte che consente, comunque, di farsi un’idea della grandiosità e della magnificenza dell’insieme. Entrando da piazza Dante si viene immediatamente conquistati dall’esuberanza decorativa delle facciate e dei balconi. Sempre Vito Librando ci spiega che: "Nel 1703 fu steso il primo contratto degli intagli delle facciate: queste, in poco più di vent’anni, furono completate e decorate con scartocci’, figure, mascaroni (mascheroni), puttini’, doviziosi frutti di un fantasioso repertorio ed esempio senza uguale di un gusto barocco ancora debitore della tradizione manieristica, diffuso e persistente nella fascia orientale dell’Isola". All’interno del monastero si possono visitare: i lunghi corridoi (dai quali è possibile ammirare i chiostri), il grande refettorio e le celle dei religiosi.
P. Brydone in visita a Catania
nel 1770, così scrive a proposito del complesso monumentale dei
Benedettini: "Entrato nel grande cancello la mia sorpresa si
accrebbe ancora: avevo dinanzi una facciata quasi uguale a quella di
Versailles, un nobile scalone di marmo bianco e una magnifica
cornice propria di una residenza regale. Non avevo mai sentito dire
che i re di Sicilia avessero un palazzo a Catania e daltronde non
potevo spiegarmi altrimenti ciò che vedevo. Mi affrettai a tornare a
casa per comunicare la mia scoperta agli amici e li trovai in
compagnia del canonico Recupero che era venuto da noi apposta per
condurci laggiù e godersi la nostra sorpresa ed il nostro stupore.
Ci disse poi che il palazzo non era altro che un convento di grassi
monaci benedettini, che volevano assicurarsi a tutti i costi un
paradiso almeno in questo mondo, se non nell’altro". Anche il
ginevrino Charles Didier visitò Catania (1829) e rimase
profondamente colpito dal lusso e dalla mondanità in un luogo
destinato alla penitenza e alla preghiera: "L’appartamento dei
religiosi - scrive - è da uomini di mondo. Il monaco mi ricevette in
una camera elegante, quasi ricercata; grandi tende di mussola gialle
e bianche vi creavano un’atmosfera veramente galante; una Venere
voluttuosamente sdraiata accanto a una Madonna circondata da santi,
dava a questo "salotto’ un aspetto un po’ troppo profano". |
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