La Casa Museo Giovanni Verga si trova in via
S.Anna, 8 a poca distanza dalla centralissima
Piazza Duomo.
La Casa
natale, un appartamento al secondo piano di un
palazzo ottocentesco, è la dimora in cui Verga
trascorse la sua infanzia e risiedette per
lunghi periodi circondato dai familiari e dagli
amici più cari. Dopo la morte di Giovannino
Verga Patriarca, erede dello scrittore, la casa
venne acquistata dalla Regione Siciliana ed
aperta al pubblico dopo il restauro.
Al suo
interno sono custoditi gli arredi ed i libri che
appartennero a Giovanni Verga. Tra gli oltre
2600 volumi figurano opere di Giacosa, Oriani,
Rod, Capuana, Di Giacomo, Deledda, Marinetti,
Borgese, Villaroel, nonché di autori russi e
francesi come Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj,
Gorkij, Flaubert, Maupassant, Dumas, Zola.
Dopo la
scomparsa dello scrittore, alcuni decenni più
tardi, in via S. Anna fu ritrovato quanto
rimaneva della passione pionieristica del Verga
per la fotografia.
Le
lastre e le pellicole (oggi raccolte in una
collezione privata) svelano un interesse
documentario che, anche se casuale, certo non si
discosta dall'ideologia verista.
Le
fotografie ritraggono soprattutto volti
familiari allo scrittore: la madre, i fratelli,
gli zii, i nipoti, ma anche i contadini che
lavorano per la famiglia Verga, nelle campagne
di Tébidi, a Vizzini. L'interesse per la
fotografia (tecnica che nella seconda metà
dell'Ottocento coinvolse intellettuali della
buona borghesia in un hobby, per l'epoca,
decisamente d'èlite) accomunò Verga, Capuana e
De Roberto, rendendoli artefici di
sperimentazioni non prive di interesse.
Percorso di
visita
1.
L'ingresso
2.
Il salotto. Un'ampia stanza oggi arredata
con bacheche che espongono riproduzioni di
manoscritti verghiani (gli originali sono
custoditi presso la Biblioteca universitaria
regionale di Catania).
Sulla
parete destra, una cornice datata 1920 racchiude
un diploma con decorazioni floreali e soggetti
campestri dipinti da Alessandro Abate, dono dei
soci del Circolo Unione allo scrittore in
occasione del suo ottantesimo compleanno. In un
angolo un busto del Verga e, su un tavolino, in
una scatola di legno, una maschera di cera che
riproduce il volto di Giovan Battista Verga
Catalano, padre dello scrittore.
3.
La biblioteca. Sei librerie di noce scuro
custodiscono i volumi personali di Giovanni
Verga. I dorsi in pelle hanno il fascino
discreto e l'eleganza dell'editoria
ottocentesca: su alcuni spiccano ancora le
iniziali dorate "GV". Tra le numerose dediche di
scrittori del secolo scorso, vanno ricordate
quelle di Luigi Capuana, testimonianza di un
sodalizio affettivo e culturale destinato a
rimanere memorabile nella nostra letteratura.
Sul
panno del grande tavolo, posto al centro della
stanza, sono sparsi pochi oggetti: un
tagliacarte, un tampone, la riproduzione in
terracotta della campana di Rovereto, il calco
della mano di Dina di Sordevolo che dal 1889
sarà la compagna dello scrittore.
Alle
pareti, un'immagine di Antonino Abate,
precettore del Verga, ed un ritratto dello
scrittore, opera di Amedeo Bianchi; su di un
mobile, una targa di ottone su marmo bianco con
la dedica della cittadinanza di Catania allo
scrittore in occasione delle celebrazioni per il
suo ottantesimo compleanno.
4.
La camera da letto. È un grande ambiente con
salottino e caminetto.
Nell'armadio sono contenuti abiti e cappelli
d'epoca. Alle pareti vi sono ritratti di
familiari e due fotografie incorniciate, opera
di Michele Grita, che raffigurano il Verga e il
nipote Marco.
5,
6, 7, 8. Altri ambienti utilizzati per
camere da letto, salottini e disimpegni. Alle
pareti alcune incisioni: due sono opera di
Francesco Di Bartolo.
9.
La stanza da pranzo. A una parete, un
dipinto di Calcedonio Reina, pittore e poeta
contemporaneo di Giovanni Verga, amico del Di
Bartolo e di Mario Rapisardi.
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Giovanni Verga, romanziere e novelliere è
uno dei maggiori rappresentanti del verismo
o naturalismo italiano. I suoi primi romanzi
vengono pubblicati in un clima letterario
ancora fortemente influenzato dalla
produzione manzoniana e scottiana e dalle
teorie del naturalismo francese, che trovano
consensi anche tra i letterati del nostro
Paese. Verga e Capuana furono considerati i
capiscuola del verismo: al Capuana viene
riconosciuto il merito di aver elaborato la
teoria dell'impersonalità e
dell'oggettività, ma appartengono
sicuramente a Verga le opere più
significative della stagione verista, opere
non sempre di facile comprensione per i
lettori del tempo. I personaggi verghiani
(pescatori, contadini, piccoli artigiani) si
muovono in una realtà poco conosciuta ai
più, caratterizzata da aspetti fortemente
regionalistici e da una lingua che inaugura
nuovi schemi sintattici e non disdegna l'uso
di espressioni dialettali. A dispetto delle
perplessità iniziali della critica del
tempo, la narrativa verghiana fa senz'altro
parte ancora oggi dei ricordi letterari di
ciascuno di noi e, tradotta in tutte le
lingue, è stata rappresentata nei migliori
teatri e ha sedotto anche il cinema con
personaggi indimenticabili.
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