CATANIA CALCIO IN SERIE A

Il Catania Calcio torna in serie A dopo 23 anni

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CALCIO CATANIA IN CIFRE

LA STORIA DEL CALCIO CATANIA

28 MAGGIO 2006: CATANIA IN FESTA

Hotel Sicilia
Anno di fondazione - 1946
Città - Catania (CT)
Inno ufficiale - Forza Catania
Presidente - Antonino Pulvirenti
Allenatore - Pasquale Marino
Stadio - Angelo Massimino di Catania, 28000 posti
Scudetti - 0
Titoli Europei - 0
Coppa Italia - 0
Supercoppa Italiana - 0
Colori sociali - strisce verticali rosso-azzurro

 

LA STORIA

Il calcio fa la sua prima comparsa a Catania nei primissimi anni del '900 grazie all'opera di divulgazione svolta dagli equipaggi delle navi inglesi di passaggio. I primi incontri si improvvisarono nel piazzale del Giardino Bellini.
La prima squadra di calcio di Catania fu la Pro Patria, fondata nel 1908 per volere del mitico Tano Ventimiglia, mecenate dell'epoca, ed ebbe come suo primo presidente il cavaliere Francesco d'Aldobrando che varò una bella squadra: Vassallo, Gismondi, Bianchi, Messina, Slaiter, Caccamo, Gregorio, Binning, Corazza, Ventimiglia (cap.), Pappalardo.
La prima partita ufficiale si svolse il 30 Giugno 1909 contro la rappresentativa militare della corazzata Regina Margherita e fu un'entusiasmante 1-1.
Alla seconda uscita contro gli inglesi del Brayser fu invece una secca sconfitta per 7-0 e gli entusiasmi si smorzarono.Nel 1909 fa la sua comparsa una seconda società, lo Sport Club Trinacria.
Nel 1910 la Pro Patria assume la nuova denominazione di Unione Sportiva Catanese. L'attività rimane episodica e si esaurisce del tutto
all'approssimarsi della Prima Guerra Mondiale.
DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE IL CATANIA PARTECIPA AI PRIMI CAMPIONATI FEDERALI: IN 5 ANNI E' GIA' SERIE B.
Nel 1920 la società si ricostituisce e svolge attività locale, affiancata dallo Sport Club Trinacria e dalla neonata Juventus che la assorbirà divenendo presto l'antagonista cittadina.
Il primo derby stracittadino disputato alla Villa Bellini il 2 febbraio 1924 finisce a sorpresa 2-0 in favore della giovane Juventus.
La prima squadra a disputare un campionato a livello nazionale è la Società Sportiva Catania, iscritta per il campionato 1929-30 in II Divisione (paragonabile all'attuale serie C2).
La squadra assume presto il nome di Associazione Fascista Calcio Catania, il primo salto di categoria arriva nel campionato 1930-31, con la promozione in I Divisione. La scalata prosegue: soltanto tre anni di attesa e giunge la prima promozione in serie B, con il primo posto del girone nel 1933-34. In quella squadra militava il grande Amedeo Biavati.
IL PRIMO CAMPIONATO IN SERIE B E' STRABILIANTE E SI "RISCHIA" DI ANDARE IN SERIE A. POI IL CROLLO.
Era un momento magico perché anche in serie B la squadra andava a gonfie vele tanto da arrivare alla fine del campionato 1934-35 a giocarsi la promozione in casa, al campo dell'Esposizione, contro il Genoa. Si sussurra che l'allora presidente Vespasiano Trigona duca di Misterbianco, indebitatosi oltremodo, avesse persuaso alcuni suoi giocatori a non vincere la partita. Finì con un 2-2 alquanto sospetto (visto che il Catania vinceva per 2-0) e non se ne fece nulla, il Catania si piazzò quarto.
Come spesso accade nel calcio, da un mancato trionfo ad una disfatta il passo è molto breve. L'anno successivo, 1935-36 fu un 8°posto onorevole, ma il campionato 1936-37 fu davvero sconcertante per il 12° posto e la retrocessione avvenuta dopo una lunga coda di spareggi in cui accadde anche di perdere a Messina per 4-3 dopo essere stati in vantaggio 1-3. L'ombra di una probabile combine anche qui è pesante. L'anno dopo, 1937-38 in serie C girone H il Catania si piazzò 4°, e l'anno successivo seppe imporsi vincendo il girone H e ritornando in serie B, ma purtroppo è solo un fuoco di paglia.
Nel campionato 1942-43 che chiuse al 1° posto, per la promozione in B occorreva spareggiare con la Ternana, e il Catania seppe imporre l'1-1 a Terni e attendeva il sigillo finale sul suo campo, quando, inaspettata e temuta, irrompe la seconda guerra mondiale e si smobilita. In questo campionato il Catania annoverava tra le sue file giocatori come: Caruso, Costanzo, Mineo, Ferrante, Gentile, Marini, Riceputo, Bettini, Tesi, Rotta, Carbone, Marcoccio, Colaussi, Martinez, Pinto, Rizzo, Romano e Scuderi. Gli avversari del Catania furono l'Agrigento, l'Enna, la Nissena, il Siracusa, il Trapani ed i Vigili del fuoco di Palermo.
DOPO GLI STENTI DELLA GUERRA IL CALCIO A CATANIA E' ALL'ANNO ZERO.
Si ricomincia da zero. La guerra ha spazzato via le vecchie società: adesso a Catania esiste la Virtus del presidente Santi Manganaro, la U.S. Catanese e l'Elefante. Quest'ultima viene assorbita dalla U.S. Catanese; nel 1944-45 la U.S. Catanese disputa un torneo regionale. L'anno successivo, nel 1945-46 riprende l'attività federale, e a Catania spetterebbe il titolo di serie B, ma c'era un debito da saldare con la Lega. Sebbene non fosse una grande cifra, nessuno si fece avanti e Catania perse il titolo e il patrimonio giocatori di prim'ordine. Virtus e U.S. Catanese partirono dal girone F di serie C Centro-Sud senza brillare, anzi conclusero all'ultimo e penultimo posto. Avevamo toccato il fondo.
1946 NASCE IL CLUB CALCIO CATANIA.
Con presidente Santi Passanisi Manganaro, il vicepresidente era Giuseppe Lorenti mentre l'allenatore fu prima Achille Piccini e poi Bergia. La squadra, dopo un primo campionato abbastanza anonimo e un sesto posto in Serie C girone T Lega Sud, partì abbastanza bene nel torneo del 1947-48 (Girone D Lega Sud): quattro vittorie iniziali, poi sconfitta interna col Marsala. Quell'anno si dovette fronteggiare la concorrenza agguerrita della Reggina.
Nel 1948-49 con Degni allenatore, il presidente Manganaro allestì una squadra con: Rega, Messora, Molon, Zucchelli, Ardesi, Cervati, Tesi, Bossi, Gaggiotti, Nicolosi, Perrone, Porcelli e Vornoli. La squadra ottenne la promozione in B grazie a degli eventi straordinari. Gli avversari più temibili furono la Reggina, il Benevento, il Messina e soprattutto l'Avellino con cui fecimo i conti alla fine. Infatti, il Catania arrivò primo a pari punti (45) con l'Avellino, era necessario uno spareggio (che si giocò a Milano). Il Catania in quel confronto uscì sconfitto, ma la società rossazzurra presentò ricorso per caso di coruzzione nei confronti dell'Avellino. In quell'occasione il presidente pro-tempore Fazio, pronunciò alla radio una frase che rimase nella storia: "Abbiamo perso sul campo, ma vinceremo a tavolino. Viva S.Agata". Dopo vari giudizi si arrivò a quelli della CAF e della Commissione di appello federale che pronunciarono in maniera inappellabile che l'Avellino era colpevole di corruzione nei confronti dello Stabia e quindi fu condannato alla retrocessione. Siamo al campionato 1949-50, un anno deludente, valzer di allenatori, discutibili rinforzi novembrini non permisero di andare oltre un dodicesimo posto, nonostante quella formazione avesse buoni giocatori come Piram , anziano terzino con la fascia di capitano, i poderosi difensori Messora e Zucchelli, i forti mediani Brondi e Faustino Ardesi, e Nicola Fusco, fine suggeritore. C'era anche un catanese, il giovane terzino Molon , e in prima linea Romani , un'ala di tutto rispetto, e il veloce Vornoli.
Nel 1951 arriva alla presidenza il romano Arturo Michisanti, che si fece avanti per rilevare il Catania e lanciarlo decisamente verse la serie A. La campagna acquisti fu condotta egregiamente, arrivarono l'ala Bartolini, il laterale Enzo Bearzot, futuro c.t. della Nazionale, la mezzala Rondon, l'ala Toncelli affiancata al geniale italo-tedesco Guido Klein.. Era il campionato 1950-51, quel Catania arrivò quarto, primo piazzamento di prestigio in B; quarto dietro la Roma, il Brescia, il Messina.
Michisanti ci ritentò l'anno dopo, campionato 1951-52: acquistò il centravanti Micheloni, e l'elegante stopper Santamaria. Affidata a Baldi, la squadra si fece valere, offrì un gran finale vincendo tralaltro a Siracusa proprio con una rete di Micheloni e lottò strenuamente in un testa a testa col Legnano per il secondo posto. L'ultima di campionato si giunse alla partita conclusiva: il Catania doveva giocarla a Padova, e gli servivano i due punti per restare apparigliato ai lombardi, ma incappò in una giornata storta e perse 1-0. Ma il Catania presentò reclamo per una bottiglietta lanciata dalla tribuna che aveva colpito in testa e messo a terra uno dei guardalinee. Fu provvidenziale, infatti la Lega considerò irregolare la partita, la diede vinta al Catania per 2 a 0, il che significava spareggio per la serie A. Ma la Commissione d'appello federale (Caf), capovolse a sua volta il verdetto, ristabilendo il risultato in campo: Legnano promosso. Non finisce qui, Michisanti non si diede per vinto: fa attaccare la Caf, ottiene che il Consiglio Federale la sciolga e ne nomini un'altra. Ripreso in esame il caso, il verdetto fu nuovamente rovesciato: i due punti al Catania, si va necessariamente allo spareggio, fissato a Firenze, il 28 luglio. Ancora uno spareggio, e ancora una volta con esito negativo, finì infatti con una disfatta davanti a migliaia di catanesi: un 1-4 davvero scioccante, con Soldan in porta
.La disfatta segnò una crisi dirigenziale: intervenne il Comune con un mutuo, e il Catania potè ripartire, con la triade Rizzo (nuovo presidente), Galli e D'Amico. Nel 1953-54 la squadra fu affidata all'allenatore Piero Andreoli, che trattiene il forte mediano Bearzot, arrivano alcuni ingaggi preziosi tra cui il giovane portiere Seveso, il jolly Pirola, l'ala Bassetti e soprattutto Antonio Manenti, una mezzala che va anche a rete. Con questi innesti il Catania vola presto in alto sollevando entusiasmi che pa revano dimenticati, vincendo a Messina con un gol di Bassetti, al Cibali non ha rivali: finisce al primo posto. Promozione in serie A. Le immagini di quel trionfo sono dei cimeli da cineteca: il treno che riporta a casa i giocatori da Como (era il 30 Maggio 1954 ed il Catania aveva perso per 1-0 contro il Marzotto, ma già era matematicamente promosso in serie A con 43 punti) si ferma a Giarre: tutti giù, si forma un corteo festante di auto che porta (in circa 4 ore) dirigenti, giocatori e tecnico al Municipio, dove il gruppo viene accolto al suono trionfale della marcia dell'Aida. Il capocannoniere fu Manenti con 15 gol, un interno davvero formidabile.E il miracolo continua l'anno successivo, in A, campionato 1954-55, arrivarono il portiere Bardelli , il mediano danese Karl Hansen, il centravant Ghiandi, l'ala tedesca Spikofsk. Il primo campionato in A della squadra rossazzurra fu positivo, la squadra era ben equilibrata, mantenne una buona andatura e si prese le sue soddisfazioni: cinque gol rifilati all'Udinese, col centravanti Ghiandi e Spikofski in viva luce; i pareggi con l'Inter e col Bologna, il 2 a 0 inflitto alla Juventus con le reti del danese Karl Hansen e di Bassetti. Si finì al dodicesimo posto, alla pari con Lazio e Triestina. Ma, ai primi calori dell'estate, ecco che scoppia la bomba. La squadra rossazzurra venne coinvolta in una brutta storia di arbitri che "pilotavano" partite, si parlò del "caso Scaramella" l'arbitro romano che si sarebbe fatto corrompere dalla società etnea per agevolarla con un assegno da 500.000 lire. Alla fine il Catania e l'Udinese furono retrocessi all'ultimo posto, per la società rossazzurra con specifico riferimento alle partite col Genoa (2-0) e l'Atalanta (1- 0). Il bel sogno, per il momento, era finito.
La società rossazzurra, assorbito il colpo, si riorganizzava, e nel 1955-56, passava in mano al trio Pesce-Orlando-Giuffrida tutti facoltosi commercianti, uomini d'affari catanesi; veniva anche preservata gran parte della squadra che s'era battuta in Serie A. Era rimasto anche Andreoli, che dopo pochi mesi veniva esonerato e sostituito con Matteo Poggi; purtroppo, in un campionato a fasi alterne non si andava più in là di un quinto posto che ormai non appagava troppo la tifoseria.
La grande rivincita fu sfiorata l'anno successivo, campionato 1956-57; nella dirigenza al posto di Orlando subentrò Di Stefano e grazie ad un'oculata campagna acquisti condotta da Carbone e Giuffrida portò a un ampio rinnovamento, con la cessione del portierone Bardelli alla Sampdoria e l'arrivo di un'intera colonia dall'Inter, di cui facevano parte due giocatori di pregio, la mezzala Celio e la scattante ala Bicicli; dalla Sampdoria erano arrivati il terzino Colangeli e l'elegante centravanti Uzzecchini. In difesa, c'erano giocatori solidi come Origgi, Toros e il mastino Grani. La squadra fu affidata all'allenatore Poggi. Finale in volata, tanto per cambiare, l'ultima domenica di campionato quando il Catania giocava a Modena (e bastava un pareggio per disputare lo spareggio tra i secondi con Brescia e Alessandria che, invece, poi se lo giocarono in un confronto diretto, mentre con una vittoria sarebbe stato promosso col Verona), ma scorrono i minuti si notò che il Catania era fiacco, non determinato e il gol non arrivò mai; anzi : finì con una rete dell'ala modenese Scarascia che piazzò un tiraccio da lontano, battendo il portiere Menozzi.
Nel 1957-58 rimase presidente il dott. Agatino Pesce e alla guida tecnica Poggi, ma la campagna acquisti risultò inadeguata, infatti, se ne andò il brillante centravanti Uzzecchini e il rendimento fu altalenante. Scontenta di Poggi, che aveva portato a Catania alcuni giovani di scuola sampdoriana, fra cui la piccola inesauribile mezzala Caceffo, la dirigenza lo rimpiazzò prima con Carapellese (che già giocava in rossazzurro con l'argentino Ricagni, ed era al termine della carriera di calciatore), poi con Cocò Nicolosi (bandiera del Catania, che come allenatore non ebbe fortuna) ed infine con il barese Capocasale. Comunque, il Catania non andò oltre l'undicesimo posto, mediocre risultato dopo tanti campionati di testa, da Michisanti in poi.
Vista la situazione difficile, nel 1958-59 Michisanti si reinserii a capo della dirigenza e chiamò un tecnico dalla Jugoslavia, Marianovic. Solo che le possibilità economiche del presidente non furono più le stesse; a tre quarti del campionato la svolta: Michisanti licenzia Marianovic, cui subentra l'allenatore in seconda Carmelo Di Bella, un catanese affermatosi nel Palermo, dove ha vissuto gli anni migliori dopo aver mosso i primi passi in maglia rossazzurra. Da tecnico, non ha esperienza che di squadre e campi minori, Marsala, Termini Imerese. Catania, abituata a personaggi di un certo spessore, non fu particolarmente soddisfatta di una tale soluzione "casalinga" e Michisanti affidò la panchina a Felice Borel, grande attaccante juventino anni Trenta. Solo che le cose vanno peggio che mai, dopo qualche settimana lo rispediscono a casa. Situazione drammatica e a fronteggiarla sorse un comitato Pro Salvezza guidata dall'avvocato Silvestro Stazzone, che si diede un gran daffare, tenne addirittura un comizio affollatissimo in piazza Manganelli. Partito senza gloria Borel continuò, nuovamente, Di Bella con la sua umiltà e la sua grinta e con qualche risultato al limite del "miracolo", vincendo a Valdagno e a Prato, agguantò il sedicesimo posto e la salvezza. Siamo nel 1960-61 inizia il periodo d'oro della squadra rossazzurra (infatti, tale periodo vedrà la squadra, da quì in avanti, impegnata in 6 campionati in serie A). Il primo anno si chiude con un 8° posto, non male per una neopromossa.
Nel 1961-62 si finisce al decimo posto.
Nel 1962-63 si finisce all'undicesimo posto.
Nel 1963-64 si finisce all'ottavo posto.
Nel 1964-65 si finisce all'ottavo posto.
Nel 1965-66 si finisce male, infatti, è l'anno della retrocessione in serie B; ricomincia il calvario.
Nel 1966-67 sempre con Marcoccio presidente e Ballacci allenatore il Catania si classificò al terzo posto, sfiorando la promozione.
Nel 1967-68 Ballacci fu esonerato a metà campionato e gli successe Valsecchi, che oltre all'essere stato allenatore in seconda di Di Bella lo aveva sostituito in A, per qualche mese, quando era stato operato di ulcera.
Nel 1968-69 l'allenatore è Rubino, ma anche in questa stagione la promozione è solo un sogno.
Nel 1969-70 nella dirigenza subentra Angelo Massimino, con il Dott. Costa amministratore delegato, Rubino allenatore, Aurelio Bongiovanni allenatore in seconda, Giovanni Mineo segretario tuttofare e Todo Calvanese allenatore dei ragazzi (fu uno dei centravanti più prolifici del Catania). La squadra rossazzurra era arrivata all'ultima giornata dopo aver pareggiato a Livorno e doveva giocare a Reggio Calabria inseguendo il successo. Si vinse per 3-1 con i gol di Bonfanti (2 reti) e di Volpato, anche se la Reggina ci aveva intimorito con il vantaggio del terzino Pirola (per la nota un ex rossazzurro). In quell'occassione il presidente ebbe un collasso, ma nonostante ciò non mancarono scene di entusiasmo a Reggio, sul traghetto ed in città. La formazione della terza promozione vedeva tra le fila rossazzurre: Rado, Strucchi, Luciano Limena (scomparso prematuramente), Cherubini, Buzzacchera, Reggiani, Montanari, Vaiani, Bernardis, Zulich, Mimmo Ventura (unico catanese), Gavazzi (omonimo del giocatore che era nelle file rossazzurre qualche anno prima), Cavazzoni, Pasqualotto, Zimolo, Perani, Volpato, Trombini e Bonfanti.
Il 1970-71 è stato l'anno in cui si salutò la serie A per molti anni. Al termine di quel campionato iniziato male (con la sconfitta casalinga con la Juventus in cui militava Pietro Anastasi e Roberto Bettega, autore del gol decisivo) e finito peggio con la retrocessione in serie B.
Nel 1971-72 il Catania rigioca, quindi, in B dopo la fugace apparizione in serie A e si affidò per la conduzione tecnica al duo Calvanese-Valsecchi che svolge la preparazione precampionato; poi ci fu qualcosa che non andò per il verso giusto, in quanto il rapporto tra l'argentino e la società non era dei migliori, perchè Calvanese si sentiva trascurato in quanto capì che non godeva di molta fiducia. Ritornò, allora, Di Bella con a fianco sempre Valsecchi.
Nel 1972-73 alla guida tecnica rimase Di Bella, ma il Catania non brillò particolarmente.
Il campionato 1973-74 segna il periodo più buio di quegli anni; infatti dopo una polemica sul nome di Massimino, come presidente viene nominato il dott. Coco il quale si affidò a Guido Mazzetti per la conduzione tecnica. La campagna acquisti non fu una delle migliori e subito dopo la partita interna con il Perugia il Catania decise di esonerare il tecnico Mazzetti per affidarla a Memo Prenna, su suggerimento di Marcoccio, ma il miracolo non viene compiuto ed il Catania retrocede in serie C.
Nel 1974-75 torna nella dirigenza, a furor di popolo, Angelo Massimino che promise di riportare il Catania in serie B (n.d.r. promessa mantenuta); ingaggiò due punte formidabili per quei tempi di magra, cioè Ciceri e Spagnolo che in due segnarono la bellezza di 36 gol. Allenatore fu Egizio Rubino, ed il Catania in quella stagione perse solo una sola partita con il Messina e al termine fu promosso in serie B.
Nel 1975-76 viene richiamato alla guida tecnica Mazzetti, dallo stesso Massimino, ma quel campionato fu disputato dalla squdra senza infamia e senza lode.
Nel 1976-77 alla guida tecnica ritorna Carmelo Di Bella, ma si retrocede perdendo malamente l'ultima partita a Brescia; si ritornò così in serie C.
Il 1977-78 segna l'inizio della più lunga permanenza in seire C per quegli anni; la squadra venne affidata prima a Matteucci, ma le cose andarono male e Massimino richiamò Mazzetti (il quale era sempre pronto al richiamo di Catania). La promozione agognata non arriva; infatti il Catania che pur arrivò allo spareggio con la Nocerina (erano a pari punti alla fine della stagione) che si disputò a Catanzaro perse quella partita e si parlò di tradimento di alcuni giocatori.
Nel 1978-79 il Catania giocò in serie C1 per la ristrutturazione dei campionati, che suddivisero la terza seire in due categorie (le attuali C1 e C2); arrivò Capelli, ma il Catania restò in serie C1.
Nel 1979-80 Massimino riprende il rapporto con Gennaro Rambone, con il quale la società rossazzura aveva iniziato la preparazione nel 1974-75; ma il rapporto tra presidenti e allenatore (visti i due caratterini) non sono sempre "rose e fiori" e nel novembre '79 il tecnico rassegnò le dimissioni. Al suo posto arrivò De Petrillo che vinse la prima partita contro il Siracusa e alla fine portò il Catania in serie B (come nel 1974-75 si disse che il merito fu di Rambone, ma questo voleva dire togliere il merito agli allenatori che lo sostituirono egregiamente). Nel 1980-81 Massimino vuole riconfermare De Petrillo, ma questi è squalificato; il tecnico restò qualche partita poi arrivò il solito Mazzetti e il rapporto con De Petrillo si ruppe.
Nel 1981-82 Mazzetti venne riconfermato, ma l'età non gli permise di sedere in panchina; occorreva un allenatore ufficiale e questi fu Michelotti. Fu una stagione difficile e buttata al vento anche per il rapporto tra tecnico e presidente.
Nel 1982-83 Massimino scova un giovane allenatore napoletano, era Gianni Di Marzio, dai buoni trascorsi che tra l'altro vantava una promozione con il Catanzaro in serie A e qualche esperienza nella massima serie. Fu la stagione più bella di questi ultimi venti anni; fu costruita una squadra per vincere e salire nella massima serie [risultato acquisito dopo gli splendidi spareggi disputati all'Olimpico con il Como e la Cremonese (posso anche dire "io c'ero", avevo solo 8 anni, ma è stata un'esperienza indimenticabile). Dopo un campionato altalenante si arrivò come detto ai famosi spareggi contro il Como, finita 1-0 con gol di Crialesi di testa, e contro la Cremonese il 25 giugno 1983, finita per 0-0 (ricordo ancora la richiesta del tempo di Sorrentino all'arbitro, il pianto dello stesso portiere, il giro di campo di Massimino portato in trionfo sulle spalle dai giocatori e i traghetti sullo stretto tutti colorati di rossazzuro fra bandiere, sciarpe, cappelli, magliette e quant'altro), ma visto che Como - Cremonese finì 0-0 il Catania in quel minitorneo a tre ebbe più punti degli avversari.
Nel 198-84 vennero acquistati due stranieri Pedrinho e Luvanor per disputare la massima serie (per la prima volta sul campo di allenamento si vedevano le sagome per far allenare Pedrinho a battere le punizioni a girare). Fu un campionato che per il Catania significò nuova retrocessione ed inizio di una lunga serie di tormenti e campionato nelle più basse serie.
Nel 1984-85 si disputa il campionato di Serie B, ma si arriva solo quindicesimi. Non molto da dire.
Stessa discorso nel 1985-86 quando in Serie B si arriva stavolta tredicesimi. Anche qui un campionato anonimo.
Nel 1986-87 la crisi, Massimino viene sostituito da una cordata di politici ma arriviamo al penultimo posto della Serie B e retrocediamo in C1.
Nel 1987-88 in Serie C1, non andiamo oltre il 15° posto nel girone B; ci salvammo solo vincendo lo spareggio con la Nocerina disputato a Cosenza.
Nel 1988-89 visto la salvezza dell'anno precente siamo ancora in Serie C1, ma i risultati non cambiano infatti arriviamo decimi nel girone B.
Nel 1989-90 la Serie è sempre la stessa, cioè la C1, sono come al solito i risultati che non cambiano, infatti fu un 10° posto.
Nel 1990-91 continua il purgatorio della Serie C1, ma come al solito in questi anni non si va oltre '11° posto.
Nel 1991-92 la serie è sempre la C1, si migliora un pò rispetto alle passate stagioni, ma ancora non basta. Alla fine siamo al 6° posto.
E' il 1992-93 in Serie C1, ci classifichiamo all'8° posto, ma il peggio deve ancora arrivare; infatti tornato alla presidenza Massimino, che dopo il 1986 aveva ceduto la squadra ad una cordata politica, nell'estate 1993 il Catania ingiustamente viene radiato per inadempienze finanziarie,ma viene riammesso al campionato di Eccellenza (non era quello che si aspettava visto che anche i vari ricorsi dicevano che il Catania doveva giocare in C1, ma così non fu).Si ricominiò quindi dall'"inferno" nel 1993-94 dal campionato di Eccellenza, e la squadra si classifica al 3° posto nel girone A e fu, quindi, ripescato nel C.N.D.
Nel 1994-95 nel campionato di C.N.D., il Catania arrivò 1° nel girone I, e ci fu la promozione in Serie C2. Finalmente si poteva dire che si tornava tra i professionisti [anche se la città ed il pubblico, circa 20.000 spettatori ogni partita (un pubblico non da serie C2 o C1)].
Il purgatorio continuò nel 1995-96 sempre in Serie C2, si arrivò alla fine del campionato all'8° posto. Questo fu l'anno del grave lutto, morì infatti sull'autostrada Catania-Palermo il presidente Angelo Massimino.
Nel 1996-97 la squadra fu presa dalla moglie del defunto presidente, Grazia Codiglione, ed in Serie C2, si sfiorò la prozione; infatti la squadra si piazzò al 4° posto, e disputò lo spareggio Play-Off contro la Turris ma i risultati furono 0-0 e 0-2 per la Turris. Il Catania dovette restare ancora in C2.
Nel 1997-98 in Serie C2, si arrivò solo al 10° posto; forse anche perchè si pensava che si poteva vincere facilmente vista l'annata precedente.
Arriviamo così al 1998-99 dove sempre in Serie C2, il Catania costruisce una squadra di tutto rispetto, ricordiamo fra tutti: Marziano e Passiatore (che giocano anche quest'anno in rossazzurro), ma anche Ciccio Bifera (oggi nelle fila della Lodigiani), Brutto (nel Gela), Manca (l'autore del gol vittoria al 93° minuto del secondo tempo della partita Catania-Messina disputata il 25 aprile 1999 a Catania; fu il terremoto) e l'allenatore Pietro Cucchi. Finalmente si esce dagli inferi. 
Il 1999-2000 è un anno strano viene cambiata la maggior parte della rosa, ritenuta troppo scarsa per la serie C1, si cambia anche l'allenatore. Arriva infatti Simonelli (un allenatore INDECIFRABILE!), viene ceduto Bifera e si acquista Iezzo (tuttora in rossazzurro), viene acquistato e fatto giocare Zampagna (un giocatore di movimento, verso casa sua), mentre viene inspiegabilmente ceduto Brutto (autore di splendide partite, quando giocava, anche se mal servito dai compagni). Il campionato è comunque di tutto rispetto alla fine arriviamo in una posizione prossima ai play-off. Non importa siamo ancora un altro anno in serie C1. Pronti per il campionato di serie C1 2000-2001, la squadra è stata rilevata dal patron Luciano Gaucci (in molte cose ricorda il presidente Massimino) e data in mano al figlio Riccardo. Sono stati comprati ottimi giocatori (basta vedere la rosa) ed è stato preso alla guida il tecnico Ivo Iaconi (tecnico che ha portato la Fermana in serie B due stagioni fa e che l'anno scorso è stato vittima di una retrocessione con la stessa squadra). Niente da fare, raggiungiamo i play-off dopo un'estenuante inseguimento e il cambio di due allenatori,  che ci fà arrivare all'incontro decisivo con i "cugini" Messinesi spossati. L'andata si concluse con il risultato di 1-1, in un Cibali stracolmo. La gara di ritorno non ebbe storia con la vittoria del Messina su calcio di rigore e promozione per i peloritani in serie B. Grande la delusione, ma pronti già al riscatto. Il presidente Riccardo Gaucci il giorno dopo la sconfitta si rimette al lavoro per costruire una squadra vincente per il campionato a venire, molti della vecchia guardia faranno le valigie. In particolar modo quelli che secondo lui non hanno mantenuto fede alla promessa di un impegno totale verso i colori sociali. Speriamo bene.

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LA FESTA

28 Maggio 2006: Catania tre metri sopra il cielo. La Sicilia per un giorno si tinge di rosso e azzurro: dopo 23 anni di purgatorio il Catania e'' tornato in Serie A e intende rimanerci a lungo. Alle 16.53 di domenica 28 maggio e'' letteralmente esplosa la gioia dei tifosi presenti al Massimino, di quelli sparsi per tutta Italia, dei giocatori che sono riusciti nell''impresa e di Pasquale Marino, tecnico fortemente voluto da Pulvirenti. In citta'', fino a tarda notte, caroselli di macchine e gente per strada a festeggiare i propri beniamini: dal ''gabbiano'' Spinesi (23 gol e record assoluto) a De Zerbi, da Mascara a Baiocco passando per Biso fino ad arrivare a Del Core, autore ieri del gol vittoria contro l''Albinoleffe. Uno spettacolo a dir poco emozionante: veicoli di tutti i tipi colmi di bandiere rossazzurre, e di persone in festa; ma cosa ancor più interessante è il fatto che sono molti gli extra comunitari a festeggiare con le magliette rosso-azzurre, volti a simboleggiare il loro inserimento nell’affascinante metropoli etnea. ’ stata un’invasione rumorosa, l’esplosione di una gioia attesa per 23 anni: clacson suonati a ripetizione, canti, grida e canzoni. Mete preferite per la festa le piazzi principali di Catania, su tutte piazza Duomo, piazza Università e piazza Europa, gremite all’inverosimile con tifosi che sventolano bandiere, sciarpe, cappelli e vessilli rosso-azzurri. Al fischio finale è gioia incontenibile: lo stadio esplode, il campo si riempie di rossazzurro, si salta, si balla, si inneggia al Catania ma anche contro il Torino. Più uno sfogo liberatorio che una rivalsa, uno striscione lo ribadisce: "In Serie A senza dover dire grazie a nessuno". Entusiasta il parlamentare della Margherita ed ex sindaco Enzo Bianco. "Esprimo tutta la mia felicità per la vittoria del Catania. Ho sognato anch’io la promozione in serie A, una promozione che Catania e i catanesi meritano. Siamo di fronte a un risultato fortemente voluto e costruito con passione e programmazione". Al presidente Pulvirenti, alla squadra e all’intera società, vanno i miei più sinceri complimenti e un grazia per un sogno che si realizza - aggiunge Bianco -. Quando si ottiene un risultato così importante, è chiaro che il merito è del lavoro di tante persone e di tutte le componenti. Per un momento di grande crisi dei valori dello sport, la passione di un’intera città assume un significato ancora più importante. Il Catania, sono certo, rappresenterà anche i valori e la voglia di riscatto del calcio. Ora, senza che ci si faccia prendere dalla tentazione di salire sul carro dei vincitori - conclude -, occorre che ciascuno per le proprie competenze e responsabilità, lavori da subito per creare le condizioni affinchè il Catania in A non sia una meteora ma una splendida e duratura realtà". Il sindaco Umberto Scapagnini ha seguito dagli spalti dello stadio Massimino la partita di Calcio tra Catania e Albinoleffe che si è rivelata decisiva per la promozione in serie A della squadra etnea. "Un vento storico, eccezionale, fantastico, meraviglioso - commenta Scapagnini -. Anni di sofferenza, umiliazione e fatica cancellati da questo momento di grande gioia che accomuna tutti i catanesi nell’amore per la propria squadra. Un incredibile e indescrivibile entusiasmo collettivo per tutta la città. Un sogno che finalmente si realizza grazie a questa squadra, alla società, ai tifosi, all’intera città: sono veramente felice come sindaco, come catanese, come tifoso". "La prima forte emozione di questa splendida giornata - continua il sindaco - l’ho provata quando sono arrivato allo stadio e, in colpo d’occhio, ho ammirato il fantastico spettacolo offerto dal meraviglioso pubblico dei nostri tifosi. Una festa spontanea e sentita, vissuta alla grande da tutti i catanesi. La città continua a crescere su tutti i fronti. Adesso dobbiamo lavorare per fare giocare degnamente il Catania in serie A e l’amministrazione comunale comincerà a mettere in atto tutti quei progetti, scaramanticamente non ancora esplicitati, per l’ingrandimento dello stadio Cibali in maniera che, anche grazie alle nuove tecnologie, la capienza venga aumentata di alcune migliaia di posti. E pensare anche al nuovo stadio". "Siamo in A e ci restiamo", "In Serie A senza dover dire grazie a nessuno" gli slogan piu'' ripetuti dai tifosi, non meno di ventimila, che dopo il successo con la squadra di Mondonico (allenatore portafortuna quando affronta il Catania in partite-promozione: come nel 1983, quando sedeva sulla panchina della Cremonese, il tecnico ha assistito al salto di categoria dei catanesi) si sono riversati in strada, colorando la citta'' di rosso-azzurro, i colori di Catania legati al rosso della lava dell''Etna e all'' azzurro del suo cielo assolato. E'' stata una vera e propria esplosione di una gioia attesa per 23 lunghi anni: clacson suonati a ripetizione, canti, grida e canzoni. La festa si e'' conclusa con fuochi d''artificio nella centralissima piazza Duomo, davanti al nero barocco della pietra lavica dell'' Etna. "Questa promozione vale piu'' della Champions League - ha detto il centrocampista Baiocco - perche'' festeggiata con oltre un milione di persone". Per il presidente Pulvirenti "e'' una promozione meritata giunta al termine di un campionato difficile". Per Mascara la conquista della Serie A e'' "una promozione meritata: ci ho creduto dalla prima giornata e anche dopo il pareggio dell''Albinoleffe". Il tecnico Marino lega il successi "al gruppo straordinario" che allena e ad "una societa'' eccellente". "Questa vittoria - ha aggiunto l''allenatore - va condivisa e dedicata anche a quelli che non ci sono piu'', come chi ha perso la vita per seguirci a Lecce e anche a Vincenzo Del Vecchio che ha indossato la maglia del Catania e sarebbe felice di vederlo in Serie A".

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